Pelle asfittica

Sarà capitato a molti di sentir parlare dell’importanza di “lasciar respirare” la pelle. I primi inviti iniziano già quando si è ancora in fasce; in quel caso, a dover respirare è la zona genitale, “soffocata” dal contatto con i materiali superassorbenti (ma spesso irritanti) del pannolino e dalle creme utilizzate per evitare proprio l’irritazione associata a questo “soffocamento”.

Dall’adolescenza in poi le preoccupazioni iniziano invece a concentrarsi sul viso e sulle altre regioni del corpo in cui compaiono i primi brufoli e punti neri.

Pelle asfittica: cos’è

Prima di addentrarsi nella descrizione di questo problema è bene precisare una cosa: la pelle asfittica non è una tipologia di cute. Piuttosto, si tratta di una conseguenza – o, se vogliamo, di una complicazione – della pelle grassa o della pelle mista, due tipologie di cute che, invece, sono ufficialmente riconosciute dagli specialisti.
Sono quattro, infatti, i tipi di pelle fondamentali: secca, sensibile e, appunto, grassa e mista. A classificarli per la prima volta è stata Helena Rubinstein, nei primi anni ’90 del secolo scorso.
La realtà può però essere più complicata: così come tra il bianco e il nero esistono infinite tonalità di grigio, anche tra pelle secca e pelle grassa esistono molte condizioni intermedie che descrivono meglio le caratteristiche del tipo di pelle di cui ci si deve prendere cura.
Più recentemente Leslie Baumann ha proposto un metodo di classificazione più accurato, il Baumann Skin Type Indicator (BSTI), basato sull’uso di un questionario composto da 64 domande grazie al quale è possibile capire con quale fra 16 diverse pelli si ha a che fare.
Secondo Baumann, la pelle può essere grassa o secca, resistente o sensibile, pigmentata o non pigmentata e rugosa o tesa. Lo stato della cute non è però una costante; piuttosto, si tratta di una caratteristica dinamica che dipende da più fattori, come il clima, lo stress e le condizioni di salute generale.

Pelle asfittica: cause e come riconoscerla

La pelle asfittica si presenta disidratata nella sua parte più superficiale – quindi simile, da questo punto di vista, alla pelle secca – ma allo stesso tempo è caratterizzata dalla presenza di impurità che la rendono a tutti gli effetti una pelle grassa. A produrle sono le ghiandole sebacee (associate a peli e capelli) e i cheratinociti, cioè le cellule della pelle. Le prime riversano sulla superficie cutanea una miscela complessa di lipidi, detta sebo, mentre i secondi rilasciano nello strato corneo dell’epidermide (quello più esterno) dei granuli che riempiono gli spazi fra le cellule rendendo la pelle impermeabile.
In zone ricche di ghiandole sebacee, come il viso, la stragrande maggioranza delle impurità è prodotta proprio da queste ghiandole. Il sebo si distribuisce sulla superficie della pelle formando un velo amorfo dallo spessore variabile.
Quando la temperatura aumenta, la sua viscosità diminuisce, promuovendo la fuoriuscita del sebo, meno denso, dalle ghiandole. Per questo in estate la pelle può sembrare più grassa.
Di per sé il sebo non è un nemico della pelle, anzi, è un suo alleato naturale che la lubrifica, proteggendola dallo sfregamento e mantenendola idratata. Inoltre, la rifornisce di molecole dall’attività antimicrobica e antiossidante, in particolare squalene, coenzima Q10 e vitamina E.
In caso di pelle grassa, però, i depositi di sebo sono particolarmente abbondanti. In particolare, si parla di seborrea o, appunto, pelle grassa, quando la produzione di sebo supera gli 1,5 mg su 10 cm2 di pelle ogni 3 ore.
Insieme ai residui dei cheratinociti sfaldati, gli eccessi di sebo possono impedire alla cute di “respirare” (o, meglio, traspirare) e mantenere un’adeguata idratazione. A livello dei pori intasati dai lipidi l’ossigeno scarseggia e Cutibacterium acnes (batterio responsabile di problemi dermatologici, tra cui l’acne) può proliferare facilmente. E come se non bastasse, l’aumento della produzione di sebo e la riduzione della traspirazione possono alterare il microbiota (cioè la flora batterica) associato alla pelle.
La situazione può essere ulteriormente peggiorata dall’uso di cosmetici poco adatti, come creme idratanti troppo ricche di nutrienti o contenenti ingredienti come i siliconi. Il risultato finale è la degenerazione in pelle asfittica, ovvero che “non respira”.
Alla presenza di imperfezioni come pori dilatati, acne, punti neri e cisti si aggiungono un colorito spento e grigiastro o giallastro. Inoltre, dopo la detersione può comparire una sgradevole sensazione di “pelle che tira”, cui si possono aggiungere prurito e dolore.
La pelle asfittica è quindi la dimostrazione di come l’epidermide possa essere allo stesso tempo grassa e sensibile.
Il caso tipico è quello della condizione nota come pelle mista, in cui l’elevata produzione di sebo nella cosiddetta “zona T” (fronte, naso e mento) è associata a pelle secca nella cosiddetta “zona U” (mento e guance).
Ma a cosa è dovuto l’eccesso di sebo? Fra le cause principali sono inclusi gli ormoni. Gli androgeni sono i principali imputati, ma anche altre molecole, come l’insulina, sembrano influenzare l’attività delle ghiandole sebacee.
Inoltre, anche l’alimentazione gioca la sua parte. Glucosio, acetato e acidi grassi sono il materiale di partenza per la produzione del sebo, e alcuni grassi alimentari possono passare addirittura tali e quali all’interno delle cellule sebacee.
Infine, l’attività delle ghiandole sebacee è sotto il controllo di diversi geni: purtroppo c’è quindi chi nasce predisposto ad avere a che fare con la pelle grassa e le sue possibili conseguenze.
La produzione di sebo di solito è maggiore nei maschi che nelle femmine e raggiunge un picco tra i 15 e i 35 anni per poi iniziare un continuo declino. Contemporaneamente, però, la texture della pelle cambia: le ghiandole sebacee si ingrossano, promuovendo la comparsa di pori più accentuati.

I rimedi contro la pelle asfittica

Dato il ruolo giocato dall’alimentazione nella produzione di sebo, anche la dieta può venire in aiuto di chi lotta contro la pelle asfittica. È però necessario mettere da parte i luoghi comuni: non sono tanto il cioccolato e i grassi a fare la differenza, quanto gli eccessi calorici e l’assunzione di alimenti ad elevato indice glicemico (in grado cioè di incrementare velocemente la concentrazione di zuccheri nel sangue).
Meglio, quindi, scegliere un’alimentazione a basso carico glicemico, cui eventualmente abbinare l’uso di integratori alimentari in grado di apportare sostanze (per esempio vitamine) utili per promuovere la salute della pelle.

L’importanza di una skincare quotidiana per la pelle asfittica

Per combattere efficacemente la pelle asfittica è fondamentale anche detergere la pelle in modo adeguato ogni giorno. D’altra parte, non bisogna essere troppo aggressivi con la skincare quotidiana: il risultato dei trattamenti potrebbe essere l’opposto rispetto a quello desiderato, con disidratazione e desquamazioni superficiali destinate a peggiorare ulteriormente l’aspetto di una pelle già asfittica.
Il trattamento con detergenti troppo aggressivi o detersioni troppo frequenti può infatti rimuovere non solo l’eccesso di sebo, ma anche i lipidi intracellulari che rendono la pelle impermeabile e trattengono l’acqua.
Per tutti questi motivi gli esperti di bellezza raccomandano di scegliere prodotti in grado di promuovere il benessere della pelle asfittica. Ecco, tra detergenti specifici, sieri, gel e maschere, i loro migliori consigli per la cosmesi più adatta a contrastare una pelle impura, ma allo stesso tempo opaca e spenta:

  • per la pulizia della pelle asfittica, meglio sfruttare l’azione purificante di un detergente delicato che aiuti a combattere l’effetto lucido creato dall’eccesso di sebo, senza disidratare la pelle
  • per liberare i pori, meglio evitare il peeling Sono più adatti scrub esfolianti da ripetere non più di una volta alla settimana
  • per idratare, sì a una formulazione in grado di regolare la produzione di sebo, ma solo se leggera e che agisca in modo delicato svolgendo un’azione idratante senza promuovere la formazione dei punti neri
  • per riequilibrare, è possibile applicare prodotto (per esempio un tonico, un siero o una maschera) che elimini le impurità e le cellule morte
  • per un’azione calmante sulle aree in cui predomina la secchezza cutanea è possibile fare affidamento su rimedi naturali come la camomilla.

 

Infine, è bene porre un occhio di riguardo alla scelta di prodotti per il make up (meglio, per esempio, un fondotinta fluido che possa essere steso facilmente senza utilizzarne grandi quantità) e ricordare, nella routine quotidiana, di eliminare sempre e a fondo tutto il trucco.
Se, nonostante tutti gli accorgimenti descritti finora, la pelle continua a presentarsi grassa e allo stesso tempo sensibile, è bene consultare il proprio medico, che potrà indicare specifici rimedi o consigliare una visita da uno specialista in dermatologia.

Fonti

  • Hong JY et al. Oily sensitive skin: A review of management options. J Cosmet Dermatol. 2020 May;19(5):1016-1020. doi: 10.1111/jocd.13347
  • Sakuma TH and Maibach HI.Oily skin: an overview. Skin Pharmacol Physiol. 2012;25(5):227-35. doi: 10.1159/000338978
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