Forfora

La forfora è un disturbo fastidioso che riguarda moltissime persone: si calcola che circa metà della popolazione ne soffrirà prima o poi nel corso della propria vita). È caratterizzata dalla presenza di scaglie e/o piccoli granelli sul cuoio capelluto e nei capelli, formati da residui di cellule morte; spesso questa condizione è inoltre accompagnata da prurito e irritazione della cute della testa e, anche se non si tratta di una patologia invalidante, è una fonte importante di disagio.

Esistono diversi tipi forfora, le cui manifestazioni possono variare da una lieve formazione di scaglie biancastre simili alla pelle secca (detta appunto forfora secca) fino a quella che viene definita forfora grassa, caratterizzata da squame giallastre, generalmente più spesse e ricoperte di sebo e spesso presente in caso di dermatite seborroica (che può colpire anche la zona delle sopracciglia e delle orecchie).

Sebbene la dermatite seborroica sia spesso definita come una forma più grave di forfora, non vi è attualmente un chiaro accordo a livello scientifico sul legame tra queste due condizioni. Inoltre alcuni sintomi della forfora (come pelle secca che si distacca a scaglie, arrossamenti, prurito) possono essere facilmente confusi con quelli determinati da altre patologie che riguardano la pelle: per questo, in caso di dubbio, è opportuno sottoporsi a una visita specialistica, durante la quale il dermatologo sarà in grado di individuare il disturbo di cui si soffre e fornire dei consigli su come eliminare la forfora.

Quali sono le cause della forfora

I tre fattori principali alla base della formazione della forfora sono:

  • la colonizzazione del cuoio capelluto da parte di un lievito chiamato Malassezia furfur
  • la produzione di sebo
  • la predisposizione individuale.

 

Ogni area della pelle rappresenta una vera e propria nicchia ecologica distinta, caratterizzata dalla presenza di particolari microrganismi. In questo contesto, il cuoio capelluto si configura come un ambiente unico: la presenza dei capelli, un gran numero di ghiandole sebacee e sudoripare concentrate intorno ai follicoli e un’elevata umidità relativa creano, intorno alla base del capello, condizioni favorevoli alla colonizzazione microbica.

Il legame tra colonizzazione da parte della malassezia, attività delle ghiandole sebacee e fattori individuali legati alla composizione di capelli e cuoio capelluto è alla base dello sviluppo della forfora. Durante la pubertà, infatti, le ghiandole sebacee maturano e producono maggiori quantità di sebo, sia negli uomini sia nelle donne.

Il lievito malassezia, che si trova sia sul cuoio capelluto sano sia su quello che presenta forfora, utilizza il sebo come fonte di nutrimento: è stato quindi ipotizzato che la seborrea, ossia l’aumento della secrezione di sebo, inneschi lo sviluppo della forfora. Questo fungo ha infatti un effetto irritativo, in quanto incrementa il ricambio delle cellule della pelle e aumenta così la produzione delle scaglie biancastre tipiche della forfora.

Il ricambio cellulare, tuttavia, è una costante per i nostri capelli, ma la forfora non compare sempre, o in tutti gli individui. Questo implica che esistano altri fattori che rendono alcuni individui più suscettibili allo sviluppo della forfora rispetto agli altri. La natura di questa predisposizione individuale è complessa, in quanto sono molti i fattori che possono influenzare la salute del cuoio capelluto, compresi gli stress ambientali (inquinamento, temperatura e umidità, cambi di stagione), quelli di natura fisica e psicologica e i cambiamenti ormonali.

Un fattore critico, spesso trascurato, che può guidare la suscettibilità individuale alla forfora è la salute dello strato corneo del cuoio capelluto. Lo strato corneo è infatti la principale barriera protettiva contro gli agenti dannosi esterni (per esempio microbi, fattori di stress ossidativi, radiazioni UV e materiali tossici) e agisce come barriera epidermica primaria contro la perdita d’acqua, mantenendo il cuoio capelluto idratato e integro. In presenza di forfora lo strato corneo è ridotto, i rapporti tra i suoi componenti e la sua organizzazione strutturale sono alterati, portando a disidratazione e debolezza del cuoio capelluto e dei capelli.

Anche determinati tipi di capelli (e di pelle del cuoio capelluto) possono rappresentare un fattore di rischio: pelle e capelli grassi costituiscono il substrato ideale per la proliferazione della malassezia, mentre pelle e capelli secchi contribuiscono a determinare uno stato irritativo che innesca gli arrossamenti e la produzione delle scaglie di colore biancastro.

Quali sono i rimedi per la forfora

L’obiettivo del trattamento antiforfora è ripristinare la salute del cuoio capelluto; uno studio ha evidenziato come la malassezia rappresenti il 46% della flora microbica nei soggetti senza forfora, il 74% di quella di pazienti con forfora secca e l’83% di quella presente nei casi di dermatite seborroica. Coerentemente con queste osservazioni, i trattamenti anti-forfora più efficaci e pertanto più diffusi sono a base di agenti antifungini che agiscono sui sintomi della forfora attraverso la riduzione della proliferazione di malassezia. Queste sostanze possono essere somministrate sotto forma di prodotti specifici per la cura dei capelli e/o del cuoio capelluto (come shampoo antiforfora, gel, creme o lozioni). Prima di iniziare un trattamento a base antimicotica, è tuttavia sempre opportuno rivolgersi a un dermatologo o al proprio medico curante.

Sebbene l’attività antimicotica sia un fattore chiave di efficacia, per combattere la forfora (soprattutto in caso sia persistente) e i disturbi associati, si possono utilizzare anche altri prodotti contenenti:

  • agenti cheratolitici per ridurre la desquamazione, e quindi la produzione delle piccole scaglie bianche; a questa categoria appartengono anche prodotti, come lo shampoo al catrame minerale, basati su agenti naturali
  • agenti antinfiammatori in grado di ridurre lo stato di infiammazione del cuoio capelluto, portando a un sollievo dal prurito
  • agenti (come i lipidi, gli acidi grassi e gli oli trigliceridi) in grado di favorire la ricostituzione della barriera cutanea dello strato corneo.

 

 

Come prevenire la forfora

È possibile adottare alcuni semplici accorgimenti nella vita quotidiana in ottica di prevenzione, ossia per ridurre il rischio di sviluppare la forfora e/o per controllarne la sintomatologia:

  • è importante, innanzitutto, imparare a gestire lo stress psicofisico, che influisce sulla salute generale, rendendo suscettibili a una serie di condizioni. Tra queste anche la forfora, che lo stress può contribuire a scatenare o a peggiorare, in quanto influisce negativamente sulle condizioni di salute dello strato corneo e aumenta la produzione di sebo
  • seguire una dieta sana, ricca di zinco e vitamine del gruppo B può aiutare a prevenire la forfora; in casi in cui il fabbisogno giornaliero di questi nutrienti dovesse aumentare (cambi di stagione, periodi stressanti o faticosi) si può fare ricorso a specifici integratori alimentari contenenti queste vitamine e oligominerali fondamentali per la salute di pelle e capelli
  • lavarsi spesso i capelli con lo shampoo: contrariamente a quanto si possa pensare il lavaggio quotidiano può aiutare a prevenire la comparsa della forfora, soprattutto nelle persone che hanno un cuoio capelluto tendente al grasso e all’eccesso di sebo o molto sensibile
  • passare un po’ di tempo all’aperto, esponendosi alla luce del sole (anche se meglio non diretta sui capelli, e assicurandosi di applicare sempre sulla pelle un’adeguata protezione solare)
  • limitare l’utilizzo di prodotti per capelli (per styling/acconciatura), che possono accumularsi sui capelli e sul cuoio capelluto, rendendoli più grassi
  • evitare shampoo e altri prodotti con tensioattivi aggressivi, che danneggiano i lipidi e le proteine contenute nei capelli: prodotti con queste caratteristiche sono in grado di indebolire la barriera dello strato corneo, causando ulteriore secchezza e minando così l’efficacia dei trattamenti antiforfora. Meglio quindi preferire uno shampoo delicato.

 

Fonti

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